Per sempre

La voce carezzevole di Roberto Ciotti – sono già undici anni che è morto, mi pareva l’altro ieri e in effetti pure il Big Mama non c’è più da un po’ – con il suo tenero inglese pensato in italiano e la straordinaria chitarra si è rivelata un’ottima abbinata con le ultime pagine di questo romanzo.
Mario Santamaria diceva che la trilogia di Bascombe era imperdibile, e la cercherò, visto che questo pare essere il quarto con lo stesso protagonista.
Franck Bascombe, che per oscuri motivi il figlio Paul chiama Lawrence.
Paul ha la sla e il padre lo accompagna nella clinica dove sperimentano una nuova cura e, visto che non lontano c’è il monumento con le facce dei quattro presidenti scolpiti nella roccia, perchè non andarli a vedere?
La storia è tutta qui e mi ha tenuto attaccato per tutte le trecentocinquanta pagine nel midwest di motel scalcagnati, venditori di macchine usate, bar di vario genere e tutta l’umanità intorno.
Paul, poi, è uno simpatico che non se la tira per il fatto della sla e il padre pure non gliele manda a dire nè lo tratta con condiscendenza per via della sla.
Fra l’altro, gli è toccata una figlia femmina gay di destra e che può capitare di peggio a un padre?
“Ti piace rifletterci, sulle cose, eh Franck?”
“No seguo l’istinto e poi trovo le motivazioni. Come tutti.”
Questo un pezzetto di dialogo (a memoria) e sì, nemmeno Richard Ford, che pure la sa lunga, se la tira.
Da leggere.










