La grazia

Al cinema Troisi, alle 11.20, nessun posto libero.
Dico subito che cosa non è, almeno secondo me, rispetto a ciò che mi è passato sott’occhio prima di andare a vederlo.
Non è un film sul presidente Mattarella: per carità!
Non è un film su un dilemma etico.
O meglio, i dilemmi etici ci sono, circa firmare una legge sull’eutanasia e circa firmare due domande di grazia per un uomo che ha ucciso la moglie e per una donna che ha ucciso il marito.
Ma non sono il tema del film, anche se quello è il titolo.
È un film sull’amore, nella varie forme che può assumere, forse più di altri di Sorrentino più espliciti rispetto a questo.
In altre occasioni mi sono augurato che Sorrentino si limitasse a fare il regista e facesse scrivere ad altri la sceneggiatura, stavolta mi sono ricreduto, perchè questo è “scritto e diretto” senza nemmeno co-autori e il risultato è il meglio che mi potessi aspettare.
Sorrentino ha la capacità, che nessuno che io conosca ha con la stessa intensità e bravura, di accompagnare temi umani generali con la bellezza delle immagini – stavolta meno patinate di altre volte – e, direi sopratutto, con la capacità di sorprendere negli stacchi da un’immagine a un’altra, senza sentire il bisogno di collegamenti espliciti, bastando la meraviglia della bellezza.
Qualcuno, con voglia di diminuirlo, lo definisce estetizzante, ma quello che c’è in tutti i suoi film è proprio la grande bellezza.
Circa Toni Servillo: che si può dire di più?
Di mattina, dove c’è, fino al primo gennaio, poi mi pare che riesca “normale” in sala verso metà gennaio.
Da non perdere.
Lacci

Di Daniele Luchetti da un romanzo di Domenico Starnone.
Solo all’ultima scena mi sono reso conto di aver letto, anni fa, anche il libro.
Si tratta di uno di quei rari casi in cui il film è anche migliore del libro, perchè nel cinema è più facile farci credere quasi fino alla fine che quei due sono gli anziani genitori ed è più facile rendere credibile la scena finale, che invece nel libro mi arrivò forzata.
Sempre più innamorato della grande bravura di Alba Rothwacher e tralascio di nominare gli altri interpreti, tutti perfetti.
La storia: la storia dice di vite rovinate per l’incapacità di vedere, e dire, le cose come stanno. Il che, in effetti, a volta risulta tanto difficile davvero.
Colonna sonora di tutto rispetto.
No other land

Un regista palestinese e un regista israeliano. Il secondo sta lì, insieme ad pochi altri attivisti israeliani, per documentare come l’esercito israeliano distrugge case e come i coloni aggrediscono gli abitanti di questo villaggio fra i sassi. Il primo lo stesso.
Nasce un’amicizia, l’israeliano non viene accettato con facilità, il palestinese è preso di mira dai soldati.
Capita che documentino due assassinii di persone inermi: uno da parte di un soldato e uno da parte di un colono. Uno muore sul colpo e uno resta paralizzato, con il seguito di pena per tutta la sua famiglia.
Ma le scene che toccano di più, perchè durano e si ripetono, sono quelle dei bulldozer che buttano giù le case, che nella notte i palestinesi ricostruiscono – pochi mattoni e latta – perchè no other land: non abbiamo un’altra terra.
Oscar 2024, il documentario è stato girato prima del 7 ottobre 2023, e saperlo fa pensare a che cosa i palestinesi hanno dovuto subire per decenni e a che cosa stanno subendo di peggio in questi giorni.
Arance rosso sangue

Senza saperne niente, a intuito, ho trovato questo gioiello su Prime.
Attenzione: NON lo consiglio per niente e averlo definito un gioiello mi obbliga a riflettere sui miei metri di giudizio perchè in questo caso fatico a trovare motivazioni convincenti.
Film francese, i dialoghi – i dialoghi sono davvero perfetti – sono proprio moooolto francesi, le storie si intersecano, a voler cercare precedenti titolati lo metterei fra Babel e Pulp fiction e già con questi paragoni me la rischio di brutto, ma Arance rosso sangue ha un surplus di ferocia e di crudeltà che lo pone fuori categoria.
Perchè non varca la soglia del grottesco e anzi a tratti sembra prendersi sul serio, lasciando un sapore molto amaro.
I primi circa quindici minuti, questi sì, i primi quindici minuti li consiglio spassionatamente: il confronto fra i membri di una giuria per una gara di ballo di dilettanti allo sbaraglio e poi la gara di ballo sono un vero spasso, e fin qui ero convinto di stare in un film divertente.
Su come continua non dico ma io ho avvertito: crudele, feroce, e quasi non ci sono colpevoli.
Colonna sonora di tutto rispetto.
Stalker

La Zona è un posto maledetto, recintato, circondato dall’esercito, dove è proibito entrare.
Gli stalker sanno come passare e come evitare le trappole mortali in un ambiente da fabbrica diroccata, oleoso, puzzolente, viscido.
Il nostro stalker accompagna per soldi due intellettuali, uno scrittore e uno scienziato, attraverso il putridume fino alla soglia – non sono tanti a farcela – che, se superata, può far realizzare un desiderio.
Ma non quello che credi di conoscere, no, quello più nascosto che hai dentro di te.
È questo, è l’avvicinarsi alla propria profondità che attrae e fa paura. Infatti, colui che diceva di voler far tornare in vita il fratello si ritrovò, invece, coperto d’oro.
Dura due ore e quarantatrè minuti, lento, con quei piano-sequenza di Tarkowsky che ti incollano e ti sfiniscono.
A un certo punto mi sono detto ma dai, andiamo avanti, non la fare troppo lunga, e da un certo punto in poi mi sono detto ma come, sta già per finire?
Il tema è simile a quello di Solaris, altro capolavoro di pochi anni prima: lì, i mostri che perseguitano gli astronauti su una stazione orbitante sono i loro sogni che si realizzano.
L’ultima scena di Stalker è commovente come poche.
So che qualcuno che mi desse retta potrebbe maledirmi, ma per me è un capolavoro assoluto, da non mancare.
Non essere cattivo

Alessandro Borghi e Luca Marinelli, non ancora così famosi, al loro meglio nel terzo e ultimo film di Claudio Caligari, morto prima che il film uscisse.
Un regista straordinario nel portare sullo schermo la verità di esistenze difficili e a loro modo ricche.
Credo di averlo visto per la terza volta e non mi ha toccato meno delle precedenti.
Della storia non dico perchè non è importante.
Dico guardatelo, preparati a qualche durezza e a un bagno di umanità.










