Spesso mi viene chiesto, da chi si rivolge al mio studio, come riuscire a proteggere un figlio o una figlia dalla presenza di un genitore con tratti narcisistici.
È una domanda che tocca nel profondo, perché significa fare i conti con una realtà complessa, dolorosa e, troppo spesso, sottovalutata.
Alla luce dell’esperienza che ho maturato in tutti questi anni, posso dirvi con assoluta certezza che proteggere un bambino da un genitore narcisista è possibile, ma richiede lucidità, consapevolezza e una grande forza emotiva.
Ecco alcuni punti fondamentali che, nella mia pratica clinica e forense, si sono rivelati decisivi per evitare che i figli restino intrappolati nella rete manipolatoria dell’altro genitore.
Il primo passo è accettare la realtà: il genitore narcisista non cambierà.
Non si tratta di mancanza di amore o di buone intenzioni; si tratta di un assetto di personalità rigido, centrato sul controllo, sulla manipolazione e sull’immagine.
Ogni interazione con lui o con lei è potenzialmente uno spazio di colonizzazione emotiva, dove l’altro viene ridotto a funzione — quella di confermare il suo valore, di garantire attenzione o di esistere solo in funzione dei suoi bisogni.
Il figlio, in questa dinamica, rischia di diventare un prolungamento del genitore, un piccolo “satellite” emotivo al servizio dell’ego adulto.
Ecco perché il genitore sano deve diventare la base sicura.
Deve incarnare la coerenza, la prevedibilità, la calma.
Deve insegnare al figlio che l’amore non è un premio, ma una presenza costante, e che non serve guadagnarsi l’affetto recitando un ruolo.
Il bambino deve poter respirare in uno spazio in cui le emozioni non vengono negate o giudicate, ma accolte, nominate e rispettate.
“Capisco che ti senti confuso o triste”, “non è colpa tua se l’altro si arrabbia”: frasi semplici, ma fondamentali per ricostruire un senso di sé autentico.
Bisogna poi imparare a mettere confini chiari.
Il genitore narcisista vive i limiti come un affronto, ma senza confini, il bambino sarà continuamente manipolato.
Serve disciplina nel gestire la comunicazione — meglio se scritta, essenziale, neutra.
Mai discutere davanti ai figli. Mai cadere nella trappola della provocazione.
La stabilità che il genitore sano deve offrire passa attraverso routine prevedibili, regole coerenti, linguaggio calmo e fermo.
Il bambino impara più da ciò che osserva che da ciò che gli viene detto: la vera educazione alla sicurezza affettiva nasce dalla testimonianza emotiva di chi non si lascia travolgere dal caos dell’altro.
Un aspetto cruciale è proteggere la percezione del bambino.
I figli di genitori narcisisti sviluppano spesso un senso di colpa cronico perché credono che la rabbia o il silenzio del genitore dipendano da loro.
Si sentono sbagliati, inadeguati, o imparano a diventare “perfetti” per meritare attenzioni.
Bisogna liberarli da questo peso, aiutandoli a distinguere tra le proprie emozioni e quelle indotte.
“Papà o mamma reagiscono così perché hanno un modo tutto loro di gestire le cose, ma tu non ne sei responsabile.”
È un messaggio semplice, ma dirompente: restituisce al bambino il diritto di non farsi carico del disagio emotivo dell’adulto.
In tutto questo, bisogna stare molto attenti alla triangolazione, cioè al tentativo costante del genitore narcisista di mettere il figlio contro l’altro genitore.
È una strategia subdola e distruttiva: il bambino viene usato come arma, come messaggero, come giudice.
Qui la regola è una sola: non rispondere alla provocazione.
Non difendersi, non giustificarsi, non attaccare.
Rispondere con calma, spostando il focus sul figlio:
“Capisco che ti faccia sentire male sentire certe cose. Io ci sono, puoi chiedere direttamente a me.”
Così si neutralizza la manipolazione e si insegna al bambino il valore della verità emotiva.
Ma per riuscire davvero a proteggere un figlio, bisogna anche proteggere se stessi.
Il genitore narcisista non si limita a logorare il rapporto con il figlio, mira a logorare anche l’altro genitore, a sfinirlo, a farlo crollare emotivamente.
Per questo è indispensabile prendersi cura del proprio equilibrio, non isolarsi, chiedere supporto professionale, costruire una rete di sostegno solida.
Un genitore esausto non può essere un punto fermo.
…la resilienza emotiva diventa una forma di protezione attiva per sé e per il bambino.
Purtroppo non esiste una formula magica per neutralizzare un genitore narcisista, ma esistono strategie concrete per ridurne l’impatto e impedire che distrugga la percezione del mondo del bambino.
Serve forza, serve lucidità, serve tempo.
Ma si può fare.
E ricordate:
Un figlio non ha bisogno di un genitore perfetto, ma di un genitore autentico, coerente, capace di mostrargli che l’amore vero non ferisce, non umilia e non manipola. L’amore vero costruisce. Sempre.









